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Ha visto la luce il primo romanzo di Grazia Mazzeo, con il titolo di “Come una tempesta - all’incrocio dei venti”, un lavoro letterario che ibrida eterogenei generi narrativi. L’autrice, nata a Rocchetta Sant’Antonio, si è formata tra i banchi del Liceo Classico “Francesco De Sanctis” di Lacedonia, come già prima di lei la mai troppo compianta Maria Teresa Di Lascia, vincitrice del Premio Strega con il romanzo “Passaggio In Ombra”. Il lavoro de quo si presta ad una nutrita serie di chiavi di lettura. Potrebbe essere un romanzo di formazione, poiché i suoi protagonisti vengono seguiti dall’infanzia alla maturità. Potrebbe essere un romanzo storico, in quanto è inquadrato in un determinato momento delle italiche vicende, il periodo che precede il Risorgimento, e in un preciso contesto geografico ed etnografico, ll sud e soprattutto il Subappennino di Rocchetta S. Antonio e dei territori limitrofi, quelli pugliesi, irpini e calabri, con le drammatiche condizioni socio - economiche derivanti da disparità e iniquità del suo tessuto sociale. Ma lo storicismo del romanzo si ritrova anche e soprattutto nelle vicende dei personaggi di fantasia, che si intrecciano con quelle di personaggi esistiti realmente (i Fratelli Bandiera e la spedizione disastrosa in Calabria). Potrebbe essere, ancora, un romanzo d’amore, perché in esso è presente una grande storia sentimentale che travalica sia l’amore stesso e sia l’esistenza. A dirla con Nietzsche: «Quello che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male». Potrebbe anche essere un giallo, perché vi sono descritte particolari situazioni ed eventi dei quali si conosce l’incipit, ma il cui epilogo non si rende palese laddove non si giunga all’ultima pagina. Potrebbe essere un romanzo sulla scia della tradizione sudamericana del realismo magico, perché ci sono particolari personaggi e situazioni che si ammantano di un’aura fantastica, propria del nostro tessuto antropologico di sud misterioso, che ancora è presente con le trazioni tramandate. Ma soprattutto è un romanzo corale in cui si incontra e si scontra la gente, le sue storie con tutto il bagaglio di splendori e miserie proprie di tutta l’umanità. Un lavoro di ricerca meticolosa, principalmente, sia storica e sia filologica per quanto riguarda il lessico e tutto l’impianto semantico che reputiamo sia riuscito a rendere appetibile e accattivante un romanzo soprattutto coraggioso in un’epoca dominata dalla tecnologia e da una comunicazione mordi e fuggi per il tramite dei social. La sua copertina infatti è quasi la sua sinossi: basta guardarla e ci si addentra già nel romanzo. (L’opera è di Gian Maria Annunziata ed è stata fatta di proposito per la copertina).

La presentazione del libro è fissata per il giorno 7 di agosto a Rocchetta Sant’Antonio, nella Piazza Maria Teresa Di Lascia.

LUPUS IN FABULA augura all’autrice le migliori fortune.

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MORENO

Diego Moreno è senza dubbio alcuno un vero amico del LUPO, pur essendo argentino. Ama infatti molto l'Irpinia ed in particolare Lacedonia, luogo che egli ha scelto per girare il videoclip del singolo DONDE?, che ha avuto un eccezionale successo, essendo stato per molto tempo primo nella classifica dei passaggi nelle radio. Oltretutto il brano è stato presentato in diverse emittenti a carattere nazionale, tra le quali la RAI e Telenorba, ed in televisioni tematiche, ovvero dedicate solo alla musica, come quella di Red Ronnie.

Da ieri è negli store il suo ultimo album, TODOS, il cui pezzo omonimo è ascoltabile anche su youtube. Veramente molto bello, con i suoi ritmi tipicamente sudamericani. Bellissima l'ambientazione (per non parlare della modella) e, come al solito, perfette le riprese, il montaggio ed il sound.Naturalmente l'album Todos contiene anche il brano Donde?.

Questo è il link del brano, veramente da guardare ed ascoltare.

 

 Per ascoltare il brano basta cliccare sul link che segue:

https://www.youtube.com/watch?v=aja5_ETkq_0

Il LUPO PUO' SOLO AUGURARTI: buena suerte, amigo!

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Emanuela Sica, irpina d.o.c., esercita, ed in maniera peraltro molto brillante, la professione forense, essendo ella ottimo avvocato, ma a me pare che la giurisprudenza si sia prepotentemente appropriata di un talento artistico di tutto rilievo. La conoscevo come scrittrice sensibilissima, avendo letto uno dei suoi libri e seguendone i post sul suo blog, ma non sapevo che fosse anche una disegnatrice veramente brava. Insomma, Emanuela è una sorpresa continua. La qual cosa non immaginavo minimamente quando la conobbi di persona, per quanto, conoscendo il valore di suo padre, ottimo amico e persona di eccezionale spessore, intuivo che da siffatta pianta non potesse che germogliare un autentico fiore di cultura.

Ebbene, se esistesse nella dimensione umana un metaforico giardino dell'Eden, Emanuela potrebbe tranquillamente esserne uno degli splendidi fiori dai quali promana un profumo di umana sensibilità che finisce per estroflettersi nel suo metabolismo gnoseologico e di conseguenza nel suo pensiero creativo.

LUPUS IN FABULA le dice: chapeau!

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Cit. Emanuela Sica

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leon

Cinquecentosessantaquattro anni or sono vedeva la luce il sommo genio Leonardo Da Vinci. Uno strano silenzio mediatico circonda tale anniversario, a testimonianza di una caduta culturale verso il basso della società attuale. Tuttavia esistono alcune eccezioni, tra le quali ne ho scelto una che s'incarna in un vero genio della pittura, il maestro Alberto Lanteri, il quale ha dedicato al grande toscano tutta una serie di opere, profondendo in esse significati che travalicano abbondantemente il mero intento celebrativo, delle quali voglio presentarne tre aventi ad oggetto una rivisitazione della Gioconda.

Le prime due testimoniano della grandissima perizia pittorica del Lanteri e della sua capacità di trasfondere nell'arte un sano senso di autoironia accompagnato da profondi significati: nel contesto cromatico e pittorico della Gioconda egli infatti inserisce, nell'un caso, il volto di Leonardo stesso e nell'altro il suo, trasformandolo in un autoritratto, a dir del "mistero" che circonda, sempre e comunque, lo spirito di un artista, che però non deve mai perdere la capacità, talora, di non prendersi troppo sul serio, soprattutto per non correre il rischio di cadere nella banalità concettuale di una retorica stantia ed abusata. Non per caso all'uopo egli inserisce nel contesto alcuni elementi che sono parte del suo particolare simbolismo.

Pregevolissima è la terza delle opere, nella quale è ritratta una Gioconda che va liquefacendosi, a dire, evidentemente, dell'incapacità della società attuale di comprendere e promuovere l'arte. I significanti, a tal proposito, sono moltissimi. È, questa, una Gioconda vestita di abiti rattoppati, sulla cui sommità craniale campeggia una chiocciola, a simboleggiare la lentezza con la quale la società recepisce l'arte, nell'incapacità di promuoverla com'era al tempo di Leonardo, nel quale i mecenati abbondavano e non esisteva che l'imbarazzo della scelta. Di contro innumerevoli uova aperte sul tronco della figura testimoniano quasi di un atteggiamento collettivo di sbeffeggiamento dell'arte, ovvero di sfregio consapevole e convinto della stessa, nell'incapacità assoluta di comprenderne il valore. Ma la liquefazione del volto di Monna Lisa si trasforma magicamente in gemme cromatiche che discendono dal suo collo, a dir che l'arte, oggetto di un tentativo di disintegrazione finalizzata ad annichilire la sua enorme capacità destabilizzante del potere costituito, non può comunque essere annullata del tutto, perché tracce della sua vitalità  sono destinate a permanere in secula seculorum a prescindere dalla volontà distruttiva dei viventi di oggi, meri brufoli destinati ad essiccarsi sull'epidermide del mondo. Se ai potenti conviene tenere la collettività in uno stato di catatonica imbecillità perché in tal modo diviene facilissimo gestirla, d'altro canto esiste sempre e comunque un argine allo scioglimento totale del discernimento, ed esso assume connotazioni prettamente estetiche, nell'accezione filosofica dell'aggettivo, palesandosi nelle forme dell'arte. In buona sostanza la via dell'arte è difficile e talora chi la imbocca ha quasi l'impressione di porcedere come una chioccciola, percepisce un senso di disgregazione dell'operato suo alla luce del sentire sociale, si sente "rattoppato" e talora bersagliato dalle uova marce dell'indifferenza: ma queste sono le prove più concrete della sua esistenza e del suo effettivo valore. Un'opera, questa, che dice tanto dei tempi nostri e che certamente costituirà una pagina di storia non solo artistica, ma anche sociale.

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