Che la violenza di genere stia evolvendo, nella nostra Italia, in forme troppo spesso virulente, anche di estrema gravità, al punto che i media hanno sdoganato facilmente il neologismo "femminicidio", è ormai chiaro a tutti, anche a chi per anni si è ostinato a negare la gravità della fenomenologia misogina. Le statistiche parlano chiaro: l'Istat certifica che ben oltre sei milioni di donne, in età compresa tra i 16 e i 70 anni, ha subito, nel corso della propria vita, una qualche forma di violenza fisica o sessuale, senza considerare la casistica che in talune zone non emerge perché le vittime non trovano il coraggio di denunciare. Numeri impressionanti, questi, che si riferiscono a tutta una serie di tipologie violente, che vanno dallo stalking, alle aggressioni, alle deturpazioni con acido, alle molestie, agli stupri, fino all'assassinio, non infrequente, considerato il fatto che nella civilissima penisola che ci ospita ben 120 donne sono state ammazzate dal proprio coniuge, fidanzato (o ex) nel 2017, una ogni due giorni. Per conto mio, fin quando una sola donna sarà costretta a subire angherie non potremo dirci un popolo civile. Esiste un'altra tipologia di violenza di genere, ancora più subdola perchè non trova evidenze in lividi o arti spezzati o ferite, ed è quella psicologica, che lascia invece profonde cicatrici nella mente e nello spirito. Impossibile quantificarla, perché spesso non viene riconosciuta come tale. È dunque importante, alla luce di tali evidenze inconfutabili, o anche semplicemente intuibili, operare nel campo della sensibilizzazione sociale, affinchè soprattutto le nuove generazioni evolvano in senso positivo e si liberino, una volta per tutte, del retaggio più deleterio di una cultura patriarcale soltanto in apparenza anacronistica, ma che trova attualizzazione in molte famiglie mononucleari, con la donna completamente asservita al maschio di famiglia, che come un tempo si sente pater familias portatore di una sorta di ius vitae necisque, come dimostra l'alto numero di omicidi in danno di partner femminili.
È pertanto da accogliere con estremo favore una iniziativa femminile finalizzata a creare una Consulta delle donne a Lacedonia, che coinvolga nelle sue dinamiche associative e nelle sue attività il numero più alto possibile delle stesse. Il primo nucleo della creanda compagine si è già messo all'opera e, di concerto con l'Amministrazione comunale, ha calendarizzato tre eventi che troveranno estroflessione in questo ultimo scorcio del mese di novembre.
22 novembre 2018 - ore 10.00 - in Largo Tribuni sarà installata una "Panchina rossa", elemento d'arredo urbano che è addivenuto al rango di simbolo della sensibilizzazione sulla violenza di genere.
25 novembre 2018 - 0re 18.00 - aula didattica del MAVI - proiezione dl film Nome di donna, di marco Tullio Giordana.
27 novembre 2018 - ore 16.30 - aula didattica del MAVI - presentazione del libro Non una di più di Maria Rosaria Selo.
Da rilevare che negli eventi sono coinvolti l'ASL e i Servizi sociali.
Si chiude la seconda edizione del concorso di fotografia documentaria “1801 passaggi” sul tema “Un paese italiano, 2018”, ispirato ai 1801 scatti realizzati nel 1957 a Lacedonia, in Alta Irpinia, dallo statunitense Frank Cancian.
Una giuria di alto livello tecnico e culturale, composta da Luciano Blasco (antropologo e direttore del Museo Etnografico di Morigerati), Mario Boccia (fotografo e giornalista),Vincenzo Esposito (antropologo e docente dell’Università di Salerno) e Lina Pallotta (fotografa, docente e curatrice), ha selezionato le 20 foto che entreranno a far parte dell’archivio MAVI - Museo Antropologico Visivo Irpino e che saranno esposte nella mostra finale annuale “1801 passaggi”.
Ogni anno una serie di 20 foto di Frank Cancian,scelte fra le 1801 scattate a Lacedonia nel 1957, costituisce la base del concorso, nel quale gli autori vengono chiamati a presentare proprie opere che propongano una libera reinterpretazione attualizzata delle immagini di Cancian.
Quest’anno, rispetto alla prima edizione, si registra la quadruplicazione dei partecipanti e delle foto pervenute all’organizzazione del concorso, curata dall’associazione LaPilart.
La mostra connessa al concorso verrà inaugurata il 2 novembre alle ore 17 nei locali del MAVI (Lacedonia,Via Tribuni). L’appuntamento per il giorno successivo, 3 novembre, è a partire dalle ore 16.00 presso il museo per una serie di eventi: in particolare, alle 18.00 la presentazione ufficiale della mostra fotografica, con la proclamazione e premiazione dei tre vincitori del concorso e aperitivo con passaggi sonori curati da Peak;alle 22.30 la proiezione del video “Cancian a Lacedonia”con la regia di Michele Citoni; dalle 23.00 selezione musicale a cura di Peak.
«Il MAVI – ha spiegato la dottoressa Antonia Pio, direttrice del Museo – è un progetto della Pro Loco “Gino Chicone” di Lacedonia, nato dal fatto che una comunità ha riconosciuto in un archivio di vecchie foto, ritrovate per caso, un patrimonio legato alla propria cultura e identità, che intende preservare e divulgare». Nelle attività del museo un contributo importante proviene anche dall’associazione LaPilart, che – afferma il presidente Giuseppe Bianco – «con le proprie iniziative negli anni scorsi ha portato in Alta Irpinia esperienze legate alle arti contemporanee, compresa la fotografia. LaPilartha ideato il progetto 1801 passaggi, che, grazie alla collaborazione con la Pro Loco,costituisce una delle attività stabili del MAVI. 1801 passaggi – ha concluso Giuseppe Bianco – è un progetto in divenire: una testimonianza dinamica dei cambiamenti della persona e della società, e dell'evoluzione dello sguardo fotografico su di esse».
Ufficio stampa MAVI
Dott.ssa Elisa Giammarino
Domani, 10 ottobre, un monumento, in molti paesi dell'Alta Irpinia, sarà illuminato di rosa, a partire dalle ore 20.00, per testimoniare solidarietà delle comunità alle donne che combattono giornalmente contro il tumore al seno e la vicinanza a quanti si adoperano concretamente per sconfiggerlo con la ricerca e l'azione medica. L'iniziativa è partita dalla sezione "Alta Irpinia" dell'AMDOS (Associazione Meridionale Donne Operate al Seno) ed è parte della più vasta organizzazione dell'Ottobre Rosa, mese nel quale i medici volontari della citata compagine associativa si recano nelle più eterogenee località per effettuare visite gratuite ai fini della prevenzione, che, evidenziando possibili patologie in fase inizale, costituisce il miglior modo per sperare di sopravvivere ad una infausta evenienza del genere, guarendo perfettamente. In locandina sono elencati i paesi che hanno aderito.
Per quanto concerne Lacedonia, ad illuminarsidi rosa, alle otto di sera in punto, sarà il monumento a Francesco De Sanctis, che si trova nell'omonima piazza. Per testimoniare l'adesione sarà effettuata una diretta facebook (come avverrà contemporaneamente in tutti i luoghi aderenti).
La sofferenza: le filosofie orientali la inseriscono nel novero delle 4 nobili verità. Per noi occidentali è una iattura, qualcosa a cui non pensare e da scansare, nostra o altrui che sia. Ma ci sono persone che la sofferenza la cercano e la abbracciano, soprattutto nel tentativo di combatterla. È gente che impiega il proprio tempo nel bellissimo tentativo di alleviare le pene di chi soffre: io trovo che questo sia estremamente edificante e rivesta un notevole valore esemplare. Chapeau a loro, dunque. Nella giornata odierna diversi aderenti dell'Associazione "Volontari della sofferenza" di Ariano Irpino, insieme a molteplici persone che con la sofferenza del corpo convivono ogni giorno e la patiscono sulla propria pelle, sono venuti in visita al "Pozzo del Miracolo" operato da san Gerardo Maiella all'epoca in cui, servitorello del vescovo Albini, abitava a Lacedonia. Ivi, accompagnati dal sacerdote don Costantino, hanno affidato al Santo le loro angosce, le speranze, i desideri ... Si accresce notevolmente il numero di quanti vengono in visita al Pozzo, motivati dalla fede in Dio e spinti da una grande devozione verso il Santo degli umili e degli ultimi, protettore di mamme e bambini.
Stampelle, sedie a rotelle, gambe che non reggono, occhi che si chiudono da soli, tutto si annulla nella condivisione e, per quanto riguarda oggi, tutto si è dissolto, anche se solo per brevi attimi, quando il pensiero si è immerso nel mistero di un Pozzo che dice molto di più di ciò che i nostri padiglioni auricolari mentali riescono a udire.