«La bellezza salverà il mondo» costituisce la perentoria affermazione che Dostoevskij pone sulle labbra del principe Miškin in un suo celeberrimo romanzo, che evitiamo di citare per non creare fraintendimenti, stante l’oggetto particolare di questo articolo. A tale enunciato ho sempre creduto, soprattutto quando si tratta del “mondo interiore”, ovverossia dell’universo intrapsichico delle persone, che ai giorni nostri è messo a durissima prova da una mentalità affatto aliena, o quasi, da quel senso di solidarietà che connotava in positivo le generazioni che ci hanno preceduto e che poneva al riparo gli individui da forme ormai comunissime di disagio quali la depressione.
Non è un caso se le patologie che investono la psiche, e che non sono riconducibili a cause neurologiche, vanno dilagando nella società attuale, come dimostrano le fredde ed impietose statistiche.
È proprio il “male oscuro”, se non affrontato adeguatamente, la porta d’accesso a malattie mentali ben più gravi, che comunque possono guarire del tutto, laddove chi ne è affetto venga coinvolto in azioni di recupero finalizzate alla socializzazione e all’azione, specialmente creativa. Credo valga bene la pena di ricordare che la grande poetessa Alda Merini è stata vittima di una storia patologica risoltasi felicemente anche attraverso la pratica della poesia.
Tale convinzione è alla base di una iniziativa che da domani, 7 marzo, sarà posta in essere presso il Centro Sant’Anna, una residenza terapeutico – riabilitativa per il disagio psichico, dal CCEP UNLA di Lacedonia: una lectura dantis che si protrarrà nel tempo e che troverà nella Divina Commedia il suo fulcro, stante l’incontestabile realtà che la condizione dei disagiati psichici è talvolta una vera “discesa agli inferi”, secondo una nota espressione di Carl Gustav Jung, principio di un viaggio terapeutico che, speriamo, li riconduca a riveder le stelle. Proprio questo è l’obiettivo precipuo dell’iniziativa: fare in modo che la bellezza promanante dal massimo poema italiano avvolga di positiva luce l’intelletto dei partecipanti e li aiuti in qualche modo ad uscire dal circolo dei pensieri che in loro producono sofferenza. Un piccolo contributo in termini di attenzione verso gente che soffre al fine di alleviarne in qualche maniera il dolore ed accompagnare gli sforzi che giornalmente compiono gli operatori, nella fattispecie la psicologa dott.ssa Paola Ottiero e l’educatore Francesco Leone. Questo l’intento che motiva lo scrivente, che dovrà tornare a confrontarsi con Dante Alighieri tentando di tradurre nella pratica il suo metaforico e poetico esempio: non c’è inferno, nella dimensione umana, dal quale non si possa uscire! Di questo sono sicuro, specialmente se gli inferi sono quelli di una patologia psicologica.