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A quel che risulta Nicola non lascia il Comitato Festa di San Filippo Neri. Evidentemente quando ci ho parlato non ci siamo intesi bene. Ne sono contento, soprattutto perché la festa anche quest'anno ci sarà grazie ad un gruppo di ragazzi che hanno dato vita al comitato. Esprimo loro il mio apprezzamento per la sensibilità che dimostrano nel preservare una tradizione irrinunciabile. 

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Correvano gli anni settanta o giù di lì e Lacedonia era letteralmente traboccante di giovanotti ambosessi di belle speranze, che sciamavano in tutti i luoghi. Tra di loro persone indimenticabili, perché portatrici di calore umano e simpatia promanante da peculiarità caratteriali uniche. E tra di loro l'amico Pinuccio Montesion, che amava ed ama il nostro paese in maniera quasi viscerale, per quanto, come la maggioranza dei giovani di allora, anche lui sia stato costretto a fare le valigie e a recarsi, in prima istanza, nella mecca dei lacedoniesi, quella Torino che all'epoca offriva opportunità a tutti. Ebbene, agli inizi degli anni ottanta si era accorpato, nel capoluogo piemontese, un gruppo di giovani compaesani che frequentavano la discoteca Big Nepenta. Me li ricordo tutti, perché anch'io all'epoca consumavo le mie notti in caccia nei locali della Torino da vivere. Pinuccio sempre in prima linea, con tutto il gruppo che abitava a Lacedonia in prossimità del campo sportivo, come l'amico Gerardo Quatrale, ma anche il compianto Gaetano Caggiano, i fratelli Cringoli e molti altri. Tutti rigorosamente indossavano il chiodo e molti avevano i capelli cotonati. Un simpatico casino bestiale. Ciò che accomunava tutti era quella Lacedonia che nessuno si rassegnava a dimenticare, ma nella quale pochi ormai ritornano. Tranne Pinuccio, che qualche apparizione, anche se sporadica, perché da molti anni vive in Sardegna, ogni tanto la fa. Auguri di buon compleanno amico mio e di tutta Lacedonia e fatti vivo più spesso.

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santoli

Era un po' di tempo che il LUPO si riproponeva di narrare la storia di Gerardo Santoli, soprattutto per il suo valore esemplare, poiché, senza aiuto alcuno e senza santi in paradiso, ma fidando soltanto su indiscutibili qualità alimentate dagli studi e dall'apprendimento in situazione pratica, sottoponendosi ad un gavetta estenuante, ha visto premiato il proprio impegno ascendendo ai vertici di Confimprenditori, organizzazione della quale è diventato Vicepresidente Nazionale. L'occasione mi è offerta dal fatto che oggi ricorre il compleanno di questo figlio d'Irpinia, rigorosamento a denominazione d'origine controllata ed estremamente amante della sua terra, in considerazione del fatto che, pur vivendo a Roma, opera in maniera costante sul nostro territorio a beneficio dello stesso.

Ebbene sono ormai lontani i tempi in cui in maniera molto precaria e mal retribuita si lavorava fianco a fianco presso Telenostra - Giornale di Avellino, egli sulla cronaca ed io a dirigere la redazione cultura, essendo all'epoca direttore del network Antonio Caggiano, altro grande amico che attualmente dirige il settore comunicazione di RAI 1. Amici, entrambi, che ce l'hanno fatta trascinati dal loro merito e dai sacrifici personali, compagni di strada di un tempo dei quali vado veramente molto fiero. Ricordo, di Gerardo, l'estrema umanità, l'affabilità, una prudenza nel raccontare vicende e soprattutto persone, per tema di danneggiarle, nei suoi articoli di cronaca, in nome di un'etica che ormai sembra essersi perduta in grazia dello sciacallaggio giornalistico, della vollontà egocentrica che ispira molti a ricercare lo scoop a tutti i costi, magari creando, nelle prime pagine, incolpevoli "mostri". Ciò non era nel nostro modus operandi e Gerardo costituiva un esempio di ricerca della verità da fonti certe. Parlava soltanto quando era sicuro di essere nel giusto e condiva i suoi articoli di quella dose di tolleranza umana, nella consapevolezza dei limiti della nostra specie, necessaria al giornalismo d'autore.

Come terminò questa esperienza? Nel modo tipico imposto dalla categoria degli editori, vere "iene" del mondo dell'informazione: con un licenziamento. Fummo fatti fuori in diversi, evidentemente quelli più scomodi, e in diversi momenti, ivi compreso Antonio Caggiano.

Per me non è stata l'ultima volta, perché ho perseverato - errore grossolano - in un lavoro fatto di sfruttamento e di scarne soddisfazioni economiche e spirituali. Ma tant'è: homo faber fortunae suae!

A Gerardo non è toccata la stessa sorte, perché, scottato dal mondo del lavoro, si è dedicato allo stesso, dapprima conseguendo una laurea in Sicurezza sul Lavoro, a testimonianza di quanto egli tenga a tali tematiche, e quindi intraprendendo la carriera in questo mondo molto più appagante.

Ebbene, amico mio, ti auguro veramente tutto il bene possibile, ma soltanto perché è nel tuo pieno diritto ambirvi.

LUPUS IN FABULA è orgolgioso di questo irpino che si è fatto da sè!

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SCARLATELLA

Quando ho ascoltato la sua storia dalla sua viva voce, presso il Castello Ducale di Bisaccia, nel corso della giornata dedicata all'imprenditorialità irpina al femminile, organizzata dall'ottimo assessore Valentina Aloisi, confesso che ho stentato a credere alle mie orecchie. Il suo nome è Gerardina Scarlatella, laureanda in economia aziendale, ma vocata alla coltivazione biologica dell'aspra zolla dell'Osso appenninico d'Irpinia, attività estremamente faticosa, che ella conduce in solitaria, rompendosi la schiena ricurva sulle sue piante. Ciò che mi ha colpito è venire a conoscenza che da un decennio ella ha fondato la sua azienda, chiamata "La Donzelletta", forse in omaggio alla ben nota poesia di Giacomo Leopardi, quel Sabato del Villaggio nel cui corso, la donzellatta vien dalla campagna in sul calar del sole, col suo fascio dell'erba; e reca in mano un mazzolin di rose e viole, onde, siccome suole, ormare ella s'appresta dimane, al dì di festa, il petto e il crine. Immediatamente mi è tornata alla memoria l'epoca, non lontanissima, dell'abbandono delle campagne da parte dei giovani, che reputavano fosse molto più redditizio ungersi d'olio e respirare fumi presso altiforni o alle catene di montaggio di grandi industrie del nord e confesso che ho compreso come un futuro legato alla campagna non solo sia possibile, a condizione, però, di amarla profondamente e di essere disposti a sacrifici cui solo in pochi riescono a sottoporsi. Ho trovato estremamente "etica" soprattutto l'idea di praticare un tipo di coltivazione assolutamente biologica, ovvero del tutto aliena dall'uso di fitofarmaci e fertilizzanti industriali. Sorrido se penso che molti sedicenti ambientalisti praticano l'agricoltura estensiva, inondando il terreno di sostanze chimiche che li inquinano, andando verosimilmente a finire nei cibi che noi ingeriamo e che probabilmente costituiscono causa non irrilevante di molte delle malattie moderne. Ma Gerardina Scarlatella ha scientemente rifiutato la chimica, affidandosi completamente alla natura: la sua priorità è la genuinità e la sostenibilità ambientale e umana della produzione, spesso a scapito della quantità del raccolto, che a lei sembra interessare veramente poco. La sua azienda, della quale ella è l'unico dipendente tuttofare, produce di tutto: ogni tipo di ortaggio, frutta di stagione, olio e vino, nel segno di una qualità ineccepibile. Oltretuttto anche la distribuzione è a chilometro zero, la qual cosa costituisce, certamente, un notevole plusvalore. Ricercando ho appurato che "La Donzellatta" era già balzata agli onori delle cronache, ma non ho trovato indirizzi, per cui non voglio commettere tale errore. LUPUS IN FABULA promuove persone e territorio e perciò non ha nessun problema a consigliare a tutti di visitare tale azienda, la prima che ha intrapreso, in Irpinia, la strada del rispetto dell'uomo e della natura.

L'azienda è situata ad Atripalda ma si giunge per il comune di Cesinali. "Villa San Nicola", in Via Moravia. Appena possibile non dubito che io stesso ci andrò.

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