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Un vento gelido, la sera dell'11 agosto, ha portato la temperatura climatica dai 40 gradi del giorno prima a venti: una escursione termica di quasi 20° che si è fatta sentire. ma non per questo la gente si è fatta scoraggiare ed anzi mi pare abbia partecipato in gran numero alla manifestazione. I coscritti della classe 1967 hanno pensato di rifuggire dalle solite reunion autoreferenziali e di dare luogo al un convivio collettivo, nei quali essi hanno servito le vivande, tutte della tradizione gastronomica lacedoniese, agli avventori. Sul palco musica dal vivo anni 70 e 80 e quindi performance di un Dj resident, mentre immagini di quei decenni ormai trascorsi venivano proiettate sullo schermo. Bella festa a favore dei meninos de rua brasiliani, i bambini di strada, che in Brasile vengono uccisi per l'espianto degli organi o rapiti per essere venduti ai pedofili e che le Comunità "Papa Giovanni XXIII", con il nostro compaesano missionario Peppino Leone, salvano dalla morte, assicurandogli un futuro dignitoso nel loro Paese di nascita (come tutti invocano). A loro vanno per intero i proventi della manifestazione, che è stata finanziata dai "ragazzi del 67" attraverso autotassazione. Bravi! Bravi! Bravi! Io ci sono stato e ho versato il mio contributo e questo servizio fotografico vuole essere un ulteriore mio omaggio agli amici che tanto si sono prodigati a favore del prossimo. Ecco le foto.

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Un atto di grandissima generosità e di vero eroismo quello compiuto ieri a Napoli, intorno alle 18.30, dalla giovanissima Zahira Namiri, lacedoniese a denominazione d'origine, perché ha trascorso la sua intera esistenza a Lacedonia, pur essendo nata nella meravigliosa Casablanca, una città marittima con oltre tre milioni di abitanti, evocativa e carismatica metropoli quanto pochissime altre al mondo. Ma a Lacedonia Zahira si è formata quale persona e quale professionista. Era bravissima, come suo fratello e le sue sorelle, nelle scuole di ogni ordine e grado frequentate, essendosi sempre distinta per intelligenza e per spirito di sacrificio (cosa alquanto rara nei tempi nostri), fin quando non ha conseguito, senza perdere tempo, la Laurea in Infermieristica, frequentando subito dopo con grande successo il Master in "Area critica ed emergenza". E a quanto pare non ha appreso soltanto la mera teoria, ma la dott.ssa Namiri si è appropriata di competenze pratiche molto affinate, che le hanno consentito di salvare una vita sul marciapiede di una strada partenopea. Chapeau alla splendida persona di Zahira, che oltretutto racconta quanto le è accaduto con grande umiltà. Non le è sfuggita l'importanza dell'aver sottratto una persona alla morte, ma il modo con il quale  racconta l'episodio denota grandissima umiltà ed altrettanta umanità. Voglio riportare le sue parole precise, perché meritano il plauso comune:

«Ho salvato una vita.
Oggi era un giorno come un altro, avevo fatto le mie commissioni ma mi era sfuggita la rucola da comprare.
Esco e vedo sulla strada un uomo a terra, forse sulla quarantina, incosciente e intorno a lui quattro o cinque persone impegnate a capire quale fosse il problema. Non c'era il battito.
Per istinto ho lasciato quello che avevo in mano e ho iniziato la rianimazione cardiopolmonare.
Mai avrei immaginato di avere nervi saldi e lucidità in una situazione del genere.
Ho salvato una vita. Ma forse erano due, tre, dieci. Quella della madre, della moglie o dei figli.
O forse semplicemente è questo lavoro che ha salvato me
».

Zahira, parola mia!, hai salvato molto di più di una vita, molto di più della vita della madre, della moglie e dei figli, perché hai salvato quello spirito di umanità che si va perdendo sempre di più. Hai salvato un Valore, quello dell'umana solidarietà e della compassione che si esprime attivamente, con l'aiuto concreto e salvifico portato generosamente a quanti soffrono o si trovano in difficoltà o ancora in pericolo. 

Ed hai salvato anche la mia giornata, perché notizie come queste mi fanno pensare che il mondo, tutto sommato, può anche essere, anche se solo occasionalmente, un luogo ove vale la pena di vivere!

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Vincenzo Sciretta all'epoca dei "Primi Calci" nella Vis Lacedonia della compianta Rosetta Di Geronimo

Talvolta anche un attore relativamente giovane ma già molto famoso come Tom Hiddleston, il Loki fratello e nemico di Thor, può profondersi in perle di saggezza. Ha infatti affermato in una occasione, in relazione a se stesso: «Continua a mettere un piede davanti all'altro e poi un giorno ti volterai indietro e ti accorgerai di aver scalato una montagna». E questa a me pare essere una bella descrizione di una virtù che ammiro molto, ovvero quella della perseveranza, la stessa che sta dimostrando il giovanissimo Vincenzo Sciretta, di Lacedonia, nel gioco del calcio. Non ha che 17 anni di età, ma è già portatore di un sostanzioso curriculum, avendo giocato spesso in compagini prestigiose pur non avendo raggiunto l'età prestabilita. La sua avventura cominciò sotto l'ala protettrice della mai troppo compianta Rosetta Di Geronimo, presidentessa della scuola calcio Vis Lacedonia, alla quale Enzo ha voluto dedicare il recente raggiungimento dell'Eccellenza della compagine per cui gioca, la A.C.D. Fides Scalera, promossa proprio nell'anno in corso sotto la guida dell'allenatore storico della Vis, Gerardo Natale. Da quelle prime esperienze infantili ne è transitata di acqua sotto i ponti. Già all'età di tredici anni proprio Natale lo volle negli Allievi nazionali della Società A. S. Melfi, che giocava in serie C1. Quindi, l'anno successivo, venne tesserato con i Giovanissimi Nazionali del Frosinone, ove ha giocato da titolare in serie B, nel ruolo di esterno dx basso. Quindi è stata la volta del settore giovanile dell'Avellino Calcio, ancora da titolare, per poi tornare sotto le cure di Gerardo Natale che lo ha portato con lui in Basilicata, ove ha contribuito non poco alla già citata promozione dello Scalera in Eccellenza. Ed ancora nella stagione 2016 - 2017 ha fatto parte della rappresentativa della LND Basilicata al Torneo delle Regioni tenutosi in Trentino Alto Adige. Beh, scusate se è poco. A mio giudizio si prospetta per lui un vero trionfo che parte dalla vicina Lucania. E a me dunque non resta che augurare al giovane Vincenzo un futuro luminosissimo in stadi prestigiosi: lo merita ampiamente.

PS. Sarebbe una grandissima soddisfazione per tutti i tifosi di Lacedonia.

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MARIO

Ma chi lo ha detto che vivere nei nostri paesi preclude la possibilità di trovare realizzazione personale e di offrire sostanza alle proprie aspirazioni? Nulla di più falso in un mondo globalizzato nel quale, grazie alle nuove tecnologie, ogni punto del pianeta è diventato il suo centro. La felice vicenda del giovanissimo Mario Palladino dimostra chiaramente quanto sia vero ciò che asseriamo. E sembra quasi una favola ciò che gli è accaduto. Quasi per gioco è stato indotto a partecipare, pur con certa sua riluttanza, ad un talent prodotto da Sky: si trattava di individuare ragazzi che possedessero le fisique du role per sfilare in passerella e a sorpresa è caduta proprio su di lui la scelta di una nota agenzia di Milano, che, dopo avergli fatto trascorrere alcuni giorni nel capoluogo lombardo, gli ha proposto addirittura un contratto come indossatore per gli atelier di Fendi e di Rocco Barocco. Comincerà a novembre prossimo l'avventuroso viaggio nello scintillante ambiente del fashion. Va senza dire che la soddisfazione espressa da suo padre, Franco, è vivissima, ma siamo convinti che anche sua madre, la quale purtroppo fu strappata giovanissima a questa vita anni or sono da un male che non perdona, ne andrebbe veramente fiera. È da dire che però Mario non mostra alcun tipo di entusiasmo esteriore, a riprova del fatto che la sua indole di bravo ragazzo con i piedi saldamente piantati per terra, impegnato negli studi, non è stata affatto intaccata. Probabilmente ha già compreso, avendo avuto una esistenza non facile, certamente segnata dalla tragedia della perdita materna, una grandissima verità che affonda le sue radici nella plurimillenaria cultura orientale: «Mai abbattersi troppo nelle sciagure e mai gioire troppo nelle vicende felici». Per lui, insomma, ciò che per molti adolescenti è un sogno ad occhi aperti, sarà un puro e semplice lavoro che, ne siamo certi, egli svolgerà la con la serietà che ne contraddistingue l'indole. A lui innanzitutto, ma anche ai suoi fratelli, a suo padre e all'intera famiglia vadano i nostri più vivi auguri.

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Mario Palladino con il fratellino a Milano presso la sede dell'Agenzia "Class Moda". 

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