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andretta

Laddove tu giunga ad Andretta dal Santuario della Mattinella ti ritroverai ad ascendere verso uno splendido borgo che ha conservato, nonostante gli innumerevoli terremoti che lo hanno colpito nei secoli, tutto il fascino della sua struttura medievale. Sono ospite di Carmine Ziccardi, che mi guida insieme a Pietro Guglielmo. Laddove molti reputano che le antiche pietre siano silenti, io ne percepisco immediatamente la estrema loquacità, profonda eco della esistenza che fu, ma anche premonizione di vita in fieri, possibile in futuro soltanto se la bellezza dei luoghi dovesse mai essere valorizzata. L'altura sulla quale s'adagia il paese, dominato dalla cima del Monte Airola, degrada verso la Valle dell'Ofanto: dai suoi novecento metri d'altitudine è possibile osservare in lontananza tutta l'Irpinia. Comprendo immediatamente per quale motivo gli esseri umani abbiano scelto di insediarsi in loco fin dalla metastoria. Riconosco nella topografia dei luoghi i tratti tipici delle civiltà rupestri: la vedo nella infinità di "urtuni", grotte scavate dall'uomo, che costellano gli scoscendimenti quasi a raggiera. Molti di essi sono ormai irraggiungibili, perché si trovano a decine di metri dal suolo, e nella mia mente s'affaccia l'ipotesi che alcuni di essi possano essere stati luoghi di culto in antico o magari luoghi sacri di sepoltura. Credo che il termine vernacolare trovi la sua etimologia nel vocabolo osco "Hurz", con il quale le genti sannitiche usavano denominare i luoghi consacrati, gli Orti sacri. L'analisi andrebbe però approfondita e più di questo per il momento non dico. Un fatto è però certo: molte cavità naturali o scavate dall'uomo erano adibite ad unità abitative e lo sono state sin verso l'anno mille (d. C.), epoca nella quale si cominciò a murare le grotte e a costruirvi case agli ingressi, in maniera tale che gli "urtuni" diventassero parte integrante delle abitazioni.

Ascendo al Monte Airola e il panorama che mi si spalanca allo sguardo, libero a trecentossessanta gradi, è a dir poco magnifico. Era quella l'altura scelta dal noto esorcista don Leone Iorio, per edificarvi un percorso sacro, con una splendida Via Crucis e molti luoghi consacrati al culto della Vergine Maria. Mi raccontano di un rito esorcistico nel cui corso una posseduta ebbe a dire «Vi seppellirò tutti!», mentre, contemporaneamente, franava una parte del monte senza però coinvolgere la grande statua della Madonna ivi allocata. Un brivido mi percorre la schiena. Sono di mente molto aperta e mi balena alla mente il celebre motto di William Shakespeare: «Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia» o anche, aggiungerei, di quante ne possa immaginare all'atto la scienza umana.

Una sola nota dolente: in barba al più elementare buon senso la Regione ha concesso ad una azienda eolica di elevare alcune pale proprio sul Monte Airola, ragion per la quale le foto che ho scattato probabilmente saranno le ultime libere dagli ecomostri. Nulla hanno potuto farci amministrazioni e comitati. Anche un'ordinanza del sindaco che vietava l'accesso degli autoarticolati al luogo è stata bocciata da TAR. A quanto pare non c'è limite alla tracotanza dei nuovi paperoni delle energie rinnovabili e ciò è davvero scandaloso. Freddi burocrati, che non hanno alcuna conoscenza dei territori, decidono delle sorti dei paesi tenendo in assoluto non cale la volontà delle popolazioni e le loro esigenze. Sia stramaledetta la legge del 2003 con la quale tal Silvio liberalizzò il settore, statuendo che le aziende potessero tranquillamente fregarsene di tutto e di tutti e non prevedendo neppure alcun ristoro per le persone e per gli Enti locali. Speriamo soltanto che ci metta una mano il compianto don Leone: in fin dei conti tutta l'Alta Irpinia è ormai inchiodata alla croce dell'interesse economico di pochi a fronte del disagio dei molti.

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