Non è azzardato affermare che la Madonna Delle Grazie è stata considerata alla stregua di una sorta di Madre comune da innumerabili generazioni di lacedoniesi, la cui devozione mai è scemata, nonostante l'epoca nostra proponga modelli sociali indirizzati verso il materialismo più squallido, che sovente uccide anche le tradizioni più sentite. E devo dire che stamane il pensiero è corso non già ai numerosi presenti, ma ai tantissimi lacedoniesi assenti per causa di forza maggiore, quelli che, per intenderci, vivono nell'altrove nel quale hanno trovato la propria fonte di sostentamento quotidiano. Il ricordo vola su una folla di volti che non vedo da decenni e che, un tempo, costituivano l'anima della festa, intenti com'erano ad armeggiare su braci e spiedi e ad ungere con l'olio i pezzi di carne esposti alle fiamme. Ed ancora mi par di udire il suono di organetti ed i canti di persone che, magari, avevano un po' esagerato con le libagioni di vino. Mi piglia un certo qual magone se penso che il numero dei residenti cala costantemente (ma questa è una triste realtà che riguarda tutti i paesi dell'Alta Irpinia) e che ancora in molti sono costretti, per trovare un lavoro, ad abbandonare la propria casa e i propri affetti per andare a spersonalizzarsi, a diventare meri numeri, in realtà metropolitane estremamente alienanti. E dunque rivolgo un silente pensiero alla Madonna Delle Grazie: proteggili e, se possibile, consenti che ritornino alle proprie radici.
UN ABBRACCIO A TUTTI I LACEDONIESI EMIGRATI