I campanacci annunciano di solito il loro arrivo, la mattina sul presto: è così da secoli! Quando giungono dalla pianura di Capitanata annunciano l'estate, se scendono dalle alture, di contro, portano con sè l'inverno. L'ager nostrum è attraversato dai sentieri della transumanza, la cui conoscenza gli allevatori si tramandano di generazione in generazione, anche se non di rado gli armenti percorrono le lingue d'asfalto delle provinciali e delle statali. I bovini trottano di buona lena, anelando, io penso, all'acqua e ai pascoli nei quali troveranno ristoro. Mi piace osservarne l'andatura dinoccolata, mentre i mandriani agitano lunghe aste, emettendo strani segnali sonori, nel tentativo di tenere la mandria unita. Intanto io penso che questa è la nostra storia e che il migliore di noi, in altre epoche, era colui il quale possedeva più capi di bestiame. Ed ancora mi balena il pensiero che certamente mucche avvezze a "pedalare" a questa andatura, a bere acqua di sorgente e a brucare erba dai prati non possono che offrire latte di prima qualità, dal quale ricavare caciocavalli e formaggi, ma anche scamorze, mozzarelle e burri privi dei veleni che le meno fortunate colleghe che vivono nelle stalle, nutrite a mangimi e antibiotici (nella migliore delle ipotesi) espellono dal loro corpo nel latte. L'Irpinia è anche questo: genuinità. Intanto qualche automobilista, intimorito, accosta sulla sua destra, osservando le corna appuntite avvicinarsi pericolosamente alle carrozzerie e temendo il peggio fino a quando l'ultima mucca è transitata. Vedo allontanarsi l'ultima arrivata ed anch'io riprendo la mia giornaliera transumanza alla ricerca di pascoli intellettuali che sempre più raramente mi accade di trovare.